Nata in una famiglia di artisti, si interessa al mondo del circo fin da bambina, guardando quello di Montecarlo in tv con la nonna.
All’inizio è solo un sogno nel cassetto, ma poi con gli anni comincia a prendere forma. La ginnastica artistica accompagna la sua infanzia e le dà le giuste basi, più tardi la pole dance le aprirà lo sguardo verso nuove possibilità, per poi arrivare a Torino a rendere questo sogno sempre di più una realtà: entrare in una scuola di circo.
Tra allenamento, traslochi, natali in solitudine e audizioni, tutto diventa ancora più tangibile quando arriva a Parigi per integrare la formazione professionale in circo contemporaneo alla Accademia Fratellini, dove continua il lavoro sul suo attrezzo, il palo cinese, ma spingendo la sua ricerca verso nuove direzioni che mettono alla prova il suo corpo.
Non utilizzando le protezioni appropriate interroga quindi il suo rapporto alla pelle e alla riappropriazione della nudità e del dolore.
Ed è proprio a Parigi che, allo stesso tempo, altri mondi intersecano il suo cammino.
Per questo non le piace definirsi unicamente come una circense, ma preferisce navigare tra la trasversalità delle forme d’arte. La musica, la fotografia, il cinema, il cabaret e gli spettacoli drag, sono degli universi che nutrono il suo immaginario artistico, parallelamente a una riflessione teorica e politica che si sviluppa grazie alle letture di sociologia e delle teorie queer, centro d’interesse principale per la sua creazione.
Nina si sente quindi tante cose, come scegliere cosa dire o meno in una biografia?
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